È trasversale a qualunque settore la carenza, post pandemia, di una forza lavoro qualificata e legata all’azienda e alle sue necessità. Il cambiamento è ormai già avvenuto, nel biennio precedente le persone e quindi i lavoratori, hanno riportato il baricentro su di sé e sulle proprie priorità: la disponibilità ad orari di lavoro lunghi si è ridotta per lasciare tempo alla qualità della propria vita.
Il risultato è un forte scossone al comparto tanto del manifatturiero quanto del turismo, uno scossone da cui ci si può riprendere evolvendo l’offerta di lavoro, ossia puntando non solo sulla qualità della propria offerta, ma anche sulla qualità relativa sia alle dinamiche di produzione che, soprattutto in questo caso, sulla qualità di vita nel posto di lavoro. Se il primo aspetto è affrontato da tempo da temi quali l’efficienza e la sostenibilità ambientale, quello della sostenibilità sociale ed economica delle aziende è un tema relativamente nuovo, ma che non è visto nella corretta prospettiva.
Sostenibilità sociale ed economica vuol dire garantire opportunità e attenzioni importanti al lavoratore che deve ricevere una formazione, non solo in merito alle proprie mansioni, ma anche in merito ai propri diritti e alla propria vita privata; vuol dire creare un team di lavoro di persone prima che di lavoratori, in grado di apprezzare il proprio impiego non solo per l’aspetto economico ma anche per il benessere e l’orgoglio sociale che deriva dal lavorare in un azienda sana, moderna ed efficiente, attenta all’ambiente e ai lavoratori.
Questo è uno degli effetti positivi che l’adozione di un modello aziendale sostenibile può garantire alle aziende che hanno deciso di evolversi in questo senso, un’azienda sostenibile non diventa attrattiva solo per i propri clienti ma, in primis, per i lavoratori in grado di dare qualità e che in cambio cominciano a richiedere qualcosa che lo stipendio non può fornire: orgoglio e appartenenza.
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